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Giovanni va a scuola da solo...

20.04.2016 - Lettera di una mamma al Millepiedibus

Giovanni fa la quinta e, due-tre volte a settimana, torna da scuola a piedi.
Fin qui, forse, la notizia non desterebbe particolare stupore, se non fosse che Giovanni è un bambino autistico di 10 anni, che non parla, capisce pochissime frasi e le persone con cui si relaziona si contano sulle dita di una mano.
Giovanni però, da due anni, partecipa, come molti suoi compagni, al progetto Millepiedibus, l'allegro millepiedi fatto di bambini e adulti che vanno e tornano da scuola a piedi, insieme.
Crediamo che andare e tornare da scuola a piedi sia un’esperienza bella e utile, una piccola avventura quatidiana che non deve mancare nella vita di un bambino: i piccoli arrivano a scuola di buonumore, più svegli e allegri e quando tornano a casa, a pranzo, hanno sempre qualcosa da raccontare.
Così ci siamo posti la fatidica domanda ( ma quante se ne fanno, di domande, i genitori di figli disabili? ): perchè non provare a far vivere anche a Giovanni questa semplice, quotidiana avventura?
Siamo quindi andati a bussare in Comune ( che gestisce, assieme a decine di volontari, il servizio del piedibus) e abbiamo vinto le iniziali, proverbiali resistenze della burocrazia ( “Ma come si fa? Bisogna chiedere la disponibilità dei volontari... Ci vorrà un’assicurazione supplementare... E la questione della responsabilità...”).
Ma noi siamo gente ostinata. Abbiamo parlato con gli “autisti” del piedibus e... abbiamo trovato solo disponibilità, entusiasmo, umiltà nel mettersi in gioco e nel voler imparare di più sulla gestione della patologia di Giovanni.
E così, il nostro bambino, un paio di volte la settimana, è “consegnato” dalla maestra di sostegno nelle mani degli “autisti”, che lo accompagnano a piedi fino alla fermata, dove lo aspettano la mamma o il papà.
A volte Giovanni non ha voglia di mettersi in cammino: come tutti i bambini se piove, se è stanco o se ha fame, preferirebbe salire in macchina e stop. Ma crediamo che anche questo sia importante per la sua crescita: lo sperimentare, come i sui compagni “normali” l’esperienza della noia o della piccola fatica quotidiana.
Ci commuove davvero, mentre aspettiamo nostro figlio alla fermata, vederlo da lontano arrivare con la mano nella mano di qualcuno che non siamo noi. Forse davvero la gestione della disabilità, in un mondo migliore, dovrebbe essere così: una questione di responsabilità collettiva, un darsi la mano: genitori, nonni, “autisti”, istituzioni, maestri e maestre.
Vogliamo ringraziare di cuore tutti gli autisti che finora hanno preso per mano Giovanni e continuano a farlo, anche se qualche volta si sono presi qualche morso o qualche graffio.
Ringraziamo le responsabili del Piedibus, che ci sono state a fianco e anche il nostro comune che, per una volta, si è lasciato un po’, “sconvolgere i piani”!

Lucia Adriani di Schio (VI), mamma di Giovanni, Anita, Maria e Margherita


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